C’è un momento, nella vita di ogni investitore, che assomiglia a un risveglio brusco. È quel lunedì mattina in cui apri il tuo portafoglio, vedi l’accredito mensile del tuo amato ETF da reddito, sorridi pensando a quello “stipendio” extra, ma poi il tuo sguardo cade sul valore totale dell’investimento. E quel sorriso si spegne. Il dividendo è arrivato, puntuale come un orologio svizzero, ma il capitale, il cuore del tuo patrimonio, sanguina in un rosso che non ti aspettavi. Se questa scena ti suona familiare, è probabile che nel tuo portafoglio ci sia un nome che negli ultimi mesi è passato dall’essere l’eroe delle rendite passive a un’amara fonte di dubbi: JEPQ.
Sbarcato in Europa tra squilli di tromba, il JPMorgan Nasdaq Equity Premium Income (JEPQ) sembrava la risposta a una preghiera collettiva. La promessa era quasi troppo bella per essere vera: incassare un flusso di cassa mensile corposo, quasi l’1%, senza rinunciare completamente alla potenza di crescita del Nasdaq 100. Un sogno per chiunque aspiri a “vivere di rendita”. Eppure, oggi, navigando tra i forum finanziari e le chat di social media, l’entusiasmo iniziale ha lasciato il posto a una domanda carica di ansia, una domanda che ronza nelle menti di migliaia di risparmiatori: JEPQ conviene ancora?

Il Canto delle Sirene: Come JEPQ Ha Conquistato i Portafogli Italiani
Per capire la delusione, dobbiamo prima ricordare l’innamoramento. Il meccanismo di JEPQ è, sulla carta, geniale. L’ETF investe in un portafoglio di azioni, in gran parte pescate dal Nasdaq, e contemporaneamente “vende” una parte del potenziale rialzo futuro attraverso una strategia di covered call. Immagina di possedere una casa di pregio in un quartiere in forte crescita. Potresti tenerla sperando che il suo valore raddoppi, oppure potresti affittare a un inquilino facoltoso il “diritto” di comprarla tra un anno a un prezzo già fissato, ma più alto di quello attuale. In cambio, ricevi subito un affitto molto generoso.
Questo “affitto” è il premio delle opzioni, il cuore del dividendo di JEPQ. È un patto col mercato: io rinuncio a una parte dei guadagni esplosivi in cambio di un’entrata costante e prevedibile. Questa narrazione ha fatto breccia, soprattutto in un’Italia affamata di cedole e storicamente legata all’idea del “reddito fisso”. La possibilità di ricevere un accredito mensile ha trasformato un complesso strumento finanziario in qualcosa di tangibile, quasi uno stipendio alternativo, alimentando il sogno, sempre più diffuso, della Financial Independence (FIRE). Ma cosa succede quando il mercato decide di non muoversi in modo lineare?

La Doccia Fredda della Primavera: Quando il Mercato Corre e Tu Resti al Palo
Il vero banco di prova per una strategia come questa non sono le fasi di quiete, ma le tempeste e, soprattutto, le repentine schiarite che le seguono. I mercati, negli ultimi tempi, ci hanno abituato a crolli rapidi e a rimbalzi a “V” altrettanto violenti. Ed è qui che l’ingranaggio di JEPQ ha iniziato a scricchiolare, mostrando il suo lato più oscuro.
Sul web, la frase che riassume il sentimento comune è diventata quasi un mantra: “JEPQ si becca tutta la discesa, ma taglia le salite”. Durante le correzioni, l’ETF ha mostrato una certa capacità di attutire il colpo, perdendo meno del Nasdaq. Ma nel momento in cui l’indice ha ripreso a correre, recuperando terreno a doppia cifra, JEPQ è rimasto clamorosamente indietro, come un atleta a cui sono state legate le caviglie. Perché? Perché le opzioni vendute vengono “esercitate”, costringendo l’ETF a vendere le sue azioni a prezzi prestabiliti, perdendosi così il grosso del rally.
A questo, per gli investitori europei, si è aggiunta la beffa del cambio. La debolezza del dollaro rispetto all’euro ha eroso ulteriormente il valore di un investimento già frenato dalla sua stessa struttura, trasformando un potenziale pareggio in una perdita netta. Vedere il Nasdaq sfiorare i massimi storici mentre il proprio investimento rimane “impantanato” a un -15% o -20% è un’esperienza psicologicamente devastante. A cosa serve un dividendo dell’8% o 9% annuo se il capitale si erode a un ritmo superiore?

JEPQ vs. Nasdaq: Un Confronto senza Sconti per Capire il Vero Prezzo dei Dividendi
Mettiamo due amici davanti a un caffè. Marco ha investito in un ETF che replica passivamente il Nasdaq (come il QQQ). Luca, affascinato dalla rendita, ha puntato tutto su JEPQ. Per mesi, Luca ha sorriso mostrando a Marco i suoi accrediti mensili, mentre Marco vedeva solo il suo capitale oscillare. Poi, dopo la tempesta, il portafoglio di Marco è tornato a brillare, superando i livelli precedenti. Quello di Luca, invece, è ancora sott’acqua, e i dividendi incassati non bastano a colmare il divario. Chi ha avuto ragione?
La risposta sta in un concetto chiave: il Total Return. Un dividendo, per quanto attraente, non è denaro creato dal nulla. È, in parte, un pezzo del tuo stesso capitale che ti viene restituito, tassato al 26%. Se il valore complessivo dell’investimento (capitale + dividendi reinvestiti) non cresce, o cresce meno di un’alternativa comparabile, stai semplicemente pagando una commissione (il TER) e le tasse per spostare i soldi da una tasca all’altra.
Il confronto con il Nasdaq puro è impietoso. In un mercato che, storicamente, tende a salire nel lungo periodo, limitare i rialzi significa, statisticamente, condannarsi a una sottoperformance cronica. La vera domanda che ogni possessore di JEPQ dovrebbe porsi non è “quanto mi paga questo mese?”, ma “quanto mi sta costando, in termini di mancata crescita, ricevere questo dividendo?”. È davvero possibile avere la botte piena e la moglie ubriaca in finanza?

Oltre i Grafici: Per Chi è (e Per Chi Non è) Davvero Pensato un ETF Come JEPQ?
Sarebbe un errore, tuttavia, bocciare JEPQ in modo assoluto. Non è uno strumento “rotto”; sta semplicemente facendo il lavoro per cui è stato progettato. Il problema, forse, è che molti lo hanno acquistato senza comprendere appieno la natura del suo “contratto di lavoro”.
Per chi può ancora avere senso? Forse per un pensionato che ha già accumulato un capitale significativo e il cui obiettivo primario non è più la crescita, ma la generazione di un flusso di cassa stabile e prevedibile per integrare la propria pensione, accettando una potenziale erosione del patrimonio. O per un investitore che lo utilizza come satellite difensivo, una piccola quota di un portafoglio più grande e diversificato, per generare liquidità da reinvestire altrove.
Per chi, invece, è quasi certamente la scelta sbagliata? Per il giovane accumulatore, che ha decenni di orizzonte temporale e il cui unico obiettivo dovrebbe essere la massimizzazione del Total Return. Per l’investitore che soffre la Fear Of Missing Out (FOMO) e non sopporta psicologicamente di vedere il mercato salire senza di lui. Prima di chiederti se JEPQ sia adatto al mercato, chiediti se è adatto a te. Qual è il tuo orizzonte temporale? E, ancora più importante, qual è la tua soglia di sopportazione del rimpianto?

Guardare Avanti: Alternative, Strategie e la Domanda da un Milione di Euro
Il dibattito su JEPQ apre una riflessione più ampia sul mondo degli ETF a distribuzione e sulle strategie income. Esistono alternative, come il suo fratello più globale e (teoricamente) difensivo JGPI, o altri strumenti che utilizzano strategie simili. Ma il dilemma di fondo rimane.
JEPQ prospera in un mercato laterale o in lenta e costante crescita, uno scenario che placa la volatilità e massimizza il valore dei premi incassati. Ma quanto spesso si verifica questo scenario ideale? E per quanto tempo? La storia recente ci mostra mercati sempre più inclini a movimenti bruschi e imprevedibili.
In conclusione, l’incantesimo di JEPQ sembra essersi, se non spezzato, quantomeno incrinato. La promessa di una rendita facile e indolore si è scontrata con la dura legge del rischio/rendimento. Non esiste un pranzo gratis, e il prezzo da pagare per quei generosi dividendi mensili è una catena che frena la corsa del capitale nelle fasi più entusiasmanti del mercato.
La domanda “conviene ancora?” non può avere una risposta universale. Dipende da cosa cerchi, da cosa sei disposto a sacrificare e da quale futuro ti aspetti per i mercati.
E tu, cosa vedi quando guardi JEPQ nel tuo portafoglio? Un pilastro per la tua rendita futura o un’ancora che ti rallenta nella risalita? La risposta, come sempre, non è scritta in un grafico, ma dentro di te.