Immagina questa scena, una scena che accomuna migliaia di risparmiatori. Hai una somma importante sul conto corrente. Forse è il frutto di anni di risparmi, un TFR, la vendita di un immobile o un’eredità. Sai che tenerla ferma è un errore, che l’inflazione la sta silenziosamente erodendo. Ma un dubbio ti paralizza: cosa faccio? La investo tutta subito, con il rischio di entrare un attimo prima di un crollo di mercato? Oppure la diluisco in piccole rate mensili per anni, perdendo però le potenziali performance di un mercato che, storicamente, tende a salire?
È il dilemma eterno dell’investitore: PIC (Piano di Investimento di Capitale) contro PAC (Piano di Accumulo di Capitale). Una scelta che sembra costringerci a scommettere sul futuro, a diventare profeti di un andamento che nessuno può prevedere. Ma se esistesse una terza via? Una strategia meno conosciuta, più sofisticata, che non ti chiede di prevedere il futuro, ma di reagire ad esso in modo intelligente e disciplinato. Una strategia che, come emerso in accese discussioni online tra investitori esperti, potrebbe essere la chiave per investire senza paura.
Questa strategia si chiama Value Averaging. E potrebbe cambiare per sempre il tuo modo di guardare ai mercati.

Oltre il PAC: Come Funziona il Pilota Automatico dei Tuoi Investimenti
Per capire il Value Averaging, dimentica per un attimo il concetto di “rata fissa”. Il classico PAC è prevedibile: ogni mese, che ci sia il sole o la tempesta, versi sempre la stessa cifra, diciamo 200 euro. È un approccio disciplinato, ma fondamentalmente “cieco” rispetto a ciò che il mercato sta facendo.
Il Value Averaging ribalta la prospettiva. Il tuo obiettivo non è più la rata, ma il valore totale del tuo investimento. Immagina di voler costruire il tuo patrimonio seguendo un “sentiero di crescita” prestabilito. Ad esempio, vuoi che il tuo portafoglio valga 1.000 euro dopo il primo mese, 2.000 dopo il secondo, 3.000 dopo il terzo, e così via. Questo sentiero è il tuo target.
Ogni mese, prima di investire, guardi a che punto sei e agisci di conseguenza:
- Scenario 1: Il mercato scende. Il tuo portafoglio, che doveva valere 2.000 euro, ora ne vale solo 1.800. Per tornare sul sentiero dei 3.000 euro al terzo mese, non ti basterà versare la tua “rata media” di 1.000. Dovrai versare 1.200 euro. Il Value Averaging ti costringe a comprare di più quando i prezzi sono bassi.
- Scenario 2: Il mercato sale. Il tuo portafoglio, grazie alla spinta del mercato, vale già 2.200 euro. Per raggiungere il target di 3.000, ti basterà versare 800 euro. Il Value Averaging ti frena dall’investire troppo quando l’euforia regna sovrana.
Come ha fatto notare un investitore in una recente discussione, il più grande beneficio di questa strategia è psicologico. Funziona come un pilota automatico che disinnesca le due emozioni più pericolose per chi investe: la paura e l’avidità. Ti fornisce un piano d’azione meccanico e razionale proprio quando la tua mente ti suggerirebbe di fare l’esatto contrario.

La Domanda da un Milione di Euro: Come si Imposta il Target di Crescita?
Se il concetto di base è affascinante, la sua applicazione apre a un dibattito profondo. Se il nostro “sentiero di crescita” fosse semplicemente un aumento fisso (es. +500€ al mese), in un mercato che sale costantemente finiremmo per investire sempre meno, lasciando troppa liquidità inutilizzata.
Per questo, la versione più efficace del Value Averaging prevede un target che cresce in modo percentuale, ad esempio dello 0,5% ogni mese. Ed è qui che la discussione tra esperti si infiamma. Scegliere un tasso di crescita non significa, forse, dover “indovinare” il rendimento futuro del mercato?
Un punto di vista molto critico, emerso in diverse analisi, sostiene che se la stima del rendimento si discosta troppo da quello che sarà il rendimento reale, la strategia può addirittura sottoperformare un semplice PAC. È un’obiezione valida e profonda, che ci costringe a non trattare il Value Averaging come una formula magica.
Tuttavia, la risposta della comunità di investitori è stata altrettanto sofisticata. Non si tratta di fare una previsione puntuale, ma di definire una rotta plausibile per il lungo termine. Come?
- Usando la media storica: Si può impostare un tasso di crescita del target che rifletta il rendimento medio storico dell’asset su cui si investe (ad esempio, il 7-9% annuo per un azionario globale).
- Sfruttando indicatori di valutazione: Un approccio più avanzato, suggerito da alcuni risparmiatori, è quello di basarsi su metriche come il CAPE Ratio di Shiller. Questo indicatore, che confronta i prezzi delle azioni con gli utili medi degli ultimi dieci anni, fornisce una stima più dinamica dei rendimenti attesi futuri. Quando il CAPE è alto, i rendimenti attesi sono bassi, e viceversa. Usarlo per calibrare il target del VA potrebbe renderlo ancora più reattivo.
La verità è che non esiste un numero perfetto. La scelta del target è un atto di pianificazione, non di divinazione. Un tasso troppo aggressivo potrebbe richiedere versamenti insostenibili durante le crisi; uno troppo conservativo potrebbe non sfruttare appieno il potenziale del mercato. La chiave è scegliere un percorso che ci sentiamo di poter seguire con disciplina, qualunque cosa accada.

Non Solo Uno: Le Tante Facce del Value Averaging
Una delle bellezze di questa strategia, emersa chiaramente dalle esperienze condivise online, è la sua flessibilità. Non esiste un solo modo di fare Value Averaging, ma un intero arsenale di varianti da adattare ai propri obiettivi.
Puro o “No-Sell”? La Scelta Pratica per l’Investitore Italiano
Il Value Averaging “puro”, come concepito in origine, prevede anche la vendita di una parte dell’investimento se il suo valore schizza ben al di sopra del target. Sebbene logico, questo approccio si scontra con la realtà fiscale italiana: ogni vendita in guadagno genera una plusvalenza tassabile al 26%. Per questo, la stragrande maggioranza degli investitori preferisce il Value Averaging No-Sell. Semplicemente, quando il target è superato, non si investe. La rata “risparmiata” va ad accumularsi in un fondo di liquidità, pronto per essere utilizzato quando i mercati torneranno a scendere.
Il “PIC VA”: La Soluzione per Investire una Grossa Somma
Torniamo al nostro dilemma iniziale. Hai 100.000 euro da investire. Il PIC ti terrorizza, ma un PAC ventennale ti sembra troppo lento. Il Value Averaging offre una soluzione ibrida ed elegante: il PIC Value Averaging.
Invece di versare tutto subito, decidi di spalmare l’ingresso su un orizzonte temporale più breve (es. 24 o 36 mesi), ma seguendo le regole del VA. Il tuo capitale iniziale diventa la tua “extra-liquidità”. Questo ti permette di entrare sul mercato in modo progressivo, ma accelerando gli acquisti in modo massiccio proprio se dovesse verificarsi quel crollo che tanto temevi. È un modo per mediare il prezzo d’ingresso in maniera intelligente, trasformando il rischio di un ribasso in un’opportunità.

Dalla Teoria alla Pratica: Gli Strumenti del Mestiere
Parlare di Value Averaging è affascinante, ma come si applica nel mondo reale? La buona notizia è che non servono software complessi.
- Il Sacro Graal: Il Foglio di Calcolo: Tutto ciò di cui hai bisogno è un semplice foglio Excel. Nelle comunità online circolano modelli eccellenti, spesso condivisi gratuitamente, che permettono di calcolare in pochi secondi l’importo da investire ogni mese. Basta inserire il valore attuale del proprio portafoglio, il NAV dell’ETF e i parametri scelti (rata media, crescita del target).
- La Scelta dell’ETF: Abbracciare la Volatilità: Il Value Averaging si esalta con la volatilità. Per questo, è ideale su asset azionari. Molti investitori scelgono ETF globali diversificati (basati su indici come MSCI World o FTSE All-World) come base solida. Altri, più audaci, sperimentano con strumenti leggermente più volatili, come gli ETF fattoriali “Momentum”. L’idea è che una maggiore volatilità offre più occasioni al VA per acquistare a forte sconto, amplificandone l’efficacia.

Affrontare gli Scettici: E se il Mercato non Risale?
Ogni strategia ha i suoi detrattori, e il Value Averaging non fa eccezione. Una critica ricorrente è: “E se il mercato, come quello italiano per lunghi periodi, entra in una fase di stagnazione o declino perenne?”.
È un dubbio legittimo. La risposta, però, risiede nella scelta dell’asset. Investire su un singolo indice nazionale, poco diversificato e zavorrato da settori maturi, è una scommessa rischiosa a prescindere dalla strategia di ingresso. Il VA, come qualsiasi approccio di accumulo, dà il meglio di sé su un mercato globale e diversificato, che rappresenta la crescita dell’economia mondiale nel suo complesso.
Anche nei peggiori scenari, come un PAC iniziato sui massimi del 2007 sull’azionario italiano, le simulazioni mostrano che il Value Averaging avrebbe comunque permesso di chiudere l’investimento in positivo dopo dieci anni, limitando i danni e facendo leggermente meglio di un PAC tradizionale. Non fa miracoli, ma ottimizza le probabilità a nostro favore.

La Vera Vittoria: Una Strategia Che Possiamo Sostenere
Alla fine di tutte le analisi, dei backtest e dei dibattiti, emerge una verità fondamentale. La strategia di investimento migliore non è quella che produce il rendimento più alto su un foglio di calcolo, ma quella che noi, come esseri umani imperfetti ed emotivi, siamo in grado di seguire con costanza nel tempo.
Il lump sum, l’investimento tutto e subito, sarà quasi sempre matematicamente superiore in un mercato che sale. Ma quanti di noi hanno il fegato di farlo e di resistere al panico se, il giorno dopo, il mercato crolla del 30%? Pochi.
Il Value Averaging è più di una semplice formula. È un’impalcatura comportamentale. È un patto che stringiamo con il nostro io futuro, un meccanismo che ci protegge dai nostri stessi istinti. Ci insegna a vedere un mercato in rosso non come una minaccia, ma come un’opportunità in saldo. Ci costringe alla disciplina quando l’euforia vorrebbe farci comprare a qualsiasi prezzo.
Forse non ci garantirà sempre il massimo profitto possibile, ma ci darà qualcosa di molto più prezioso: la tranquillità e la fiducia per rimanere investiti, per portare a termine il nostro piano, per raggiungere i nostri obiettivi. E questa, nel lungo viaggio dell’investimento, è l’unica vittoria che conta davvero.