Il rendimento di un’obbligazione è una delle variabili più discusse tra gli investitori, eppure è spesso oggetto di fraintendimenti. Esistono diverse metriche per calcolarlo, ciascuna con i propri pregi e difetti. Comprendere queste differenze è essenziale per prendere decisioni informate e massimizzare i guadagni nel mercato obbligazionario.

Cos’è il rendimento di un’obbligazione?
In termini semplici, il rendimento rappresenta il guadagno che un investitore può aspettarsi da un’obbligazione rispetto al prezzo pagato. Ma questa definizione apparentemente semplice si complica rapidamente quando si considerano i vari metodi di calcolo.
Esistono diversi modi per misurare il rendimento di un’obbligazione, ognuno con scopi diversi. Alcuni metodi sono più adatti per confrontare obbligazioni con caratteristiche simili, altri forniscono un quadro più completo del potenziale guadagno su un determinato investimento.

Come si Calcola il Rendimento delle Obbligazioni? I principali metodi di calcolo
Tasso di Rendimento Nominale (TRN)
Il tasso di rendimento nominale è il metodo più semplice e diretto per valutare un’obbligazione. Si calcola dividendo la cedola annuale per il valore nominale del titolo.
Formula:
Questo metodo, sebbene intuitivo, ha diversi limiti. Non tiene conto del prezzo di acquisto effettivo, delle fluttuazioni di mercato e delle possibili plusvalenze o minusvalenze in conto capitale.
Tasso di Rendimento Immediato (TRI)
A differenza del TRN, il tasso di rendimento immediato considera il prezzo di mercato del titolo anziché il suo valore nominale:
Questo metodo offre una visione più realistica rispetto al TRN, ma non considera la durata residua dell’obbligazione e il guadagno derivante dal rimborso a scadenza.

Tasso di Rendimento Interno (TIR o IRR)
Il Tasso di Rendimento Interno (TIR) è lo strumento più utilizzato dai professionisti per valutare un’obbligazione. Si tratta del tasso di sconto che rende nullo il valore attuale netto di tutti i flussi di cassa futuri (cedole e rimborso del capitale).
Il TIR rappresenta il rendimento effettivo dell’obbligazione tenendo conto sia dei flussi di cassa che della durata residua. Il suo principale vantaggio è che permette di confrontare obbligazioni con caratteristiche diverse, rendendolo un indicatore di riferimento per molti investitori.
Tuttavia, un aspetto spesso dibattuto è se il TIR presupponga implicitamente il reinvestimento delle cedole allo stesso tasso. In realtà, il TIR misura il rendimento effettivo dell’investimento senza necessariamente assumere che l’investitore reinvesta le cedole a quel tasso.

Tasso di Rendimento Effettivo a Scadenza (TRES o Yield to Maturity – YTM)
Simile al TIR, il Tasso di Rendimento Effettivo a Scadenza (TRES) calcola il rendimento che un investitore otterrà mantenendo il titolo fino alla scadenza e incassando tutte le cedole previste. Questo tasso considera il prezzo di acquisto, le cedole e il valore di rimborso.
Un aspetto critico del TRES è che si basa sull’ipotesi che tutte le cedole siano reinvestite allo stesso tasso TRES. Questo punto è spesso fonte di dibattito tra gli investitori, in quanto nella realtà del mercato i tassi di reinvestimento possono variare nel tempo.
L’importanza della tassazione e dell’inflazione
Quando si valuta il rendimento di un’obbligazione, non si può trascurare l’impatto delle imposte e dell’inflazione. Il rendimento lordo riportato dai diversi calcoli deve essere depurato dalle tasse sulle cedole e sull’eventuale capital gain.
Un fattore spesso sottovalutato è che titoli con rendimenti lordi simili possono avere rendimenti netti diversi a seconda delle imposte sulle cedole e sulla plusvalenza. Ad esempio, titoli acquistati sotto la pari beneficiano di una minore tassazione sul capital gain, migliorando il rendimento netto.
Allo stesso modo, l’inflazione riduce il potere d’acquisto dei flussi di cassa futuri, abbassando il rendimento reale dell’investimento. Per questo motivo, alcuni investitori preferiscono titoli indicizzati all’inflazione per proteggere il loro capitale.

Meglio obbligazioni con cedola alta o prezzo basso?
Uno dei dilemmi più comuni tra gli investitori riguarda la scelta tra obbligazioni con cedola alta e prezzo sopra la pari, oppure titoli con cedola bassa ma prezzo inferiore a 100.
Le obbligazioni con cedola alta offrono flussi di cassa più consistenti, il che può essere vantaggioso per chi cerca un reddito regolare. Tuttavia, questi titoli sono generalmente meno sensibili alle variazioni dei tassi di interesse.
Le obbligazioni con prezzo molto sotto la pari possono offrire rendimenti a scadenza più elevati grazie al capital gain. Tuttavia, è fondamentale considerare il rischio di credito dell’emittente e la liquidità del titolo sul mercato.

Conclusione: quale metodo usare?
Non esiste un’unica risposta valida per tutti gli investitori. Se l’obiettivo è confrontare rapidamente diverse obbligazioni, il TRI può essere sufficiente. Se invece si vuole un’analisi più approfondita, il TIR o il TRES offrono una visione più completa del rendimento futuro.
Inoltre, non bisogna trascurare fattori come tassazione, inflazione e strategie di reinvestimento delle cedole, che possono influenzare significativamente il rendimento effettivo dell’investimento.
Prima di acquistare un’obbligazione, è essenziale comprendere quale metrica di rendimento si sta utilizzando e quali ipotesi sottostanti ne influenzano il valore. Solo così si potranno prendere decisioni consapevoli e massimizzare il potenziale guadagno nel mercato obbligazionario.